La Divina Commedia è il racconto che fa nascere la lingua italiana. In grado di poter mettere d’accordo diversi termini e parole che erano usate nel medioevo da diverse regioni. Questo emblema di perfezione linguistica, di italiano antico o vulgaris, è oggi un tema che fa parte dei programmi scolastici.
Attenzione che tutto quello che riguarda la Divina Commedia è anche un reperto storico di situazioni politiche, amorose e di potere che hanno contraddistinto un periodo particolare della società umana. Per iniziare questa “spiegazione”, il sommo poeta, ha deciso di usare un personaggio storico, cioè Virgilio.
Virgilio chi era il maestro di Dante
Chi è il mentore e maestro di Dante? Il nome è Publio Virgilio Marone, ma che non ha mai insegnato e tantomeno conosciuto Dante. Infatti è un poeta dell’antica Roma, morto molto prima della nascita del sommo poeta.
I suoi scritti, che sono stati fatti in vita, tra il 70 e 19 A.C, hanno dato luogo al movimento della poesia “virgiliana”. Quest’ultima era molto in voga in pieno medioevo e possiamo dire che è stata d’ispirazione per la lingua italiana. Non a caso Dante era uno studioso di Virgilio, tant’è che ha trovato poi il modo di renderlo immortale come suo maestro. Una sorta di idea o sogno idilliaco dove Dante ha avuto la possibilità di conoscere un personaggio che lo ha ispirato in tutta la sua vita, professione, carriera e per la stessa Divina Commedia.
Come si presenta Virgilio nella Divina Commedia?
L’attenzione che il sommo poeta Dante, ha usato nella sua Divina Commedia, per presentare Virgilio, mentore e maestro, è stata ben studiata. In questo momento possiamo dire che lui rappresenta la coscienza di Dante. Sfocata, non chiara, poiché non è in grado di riuscire a guidarlo, ma che è presente.
Virgilio lo trasporto all’inferno, dove gli parla di tutti i peccati che sono commessi dall’uomo e quali sono poi le conseguenze. Nel mentre c’è la sua discesa agli inferi, la figura di Virgilio diventa più nitida. Nella composizione del racconto esistono tante metafore. Gli studiosi parlano di questo dettaglio nel racconto, in cui Dante decide di avere prima una coscienza, cioè un Viriglio, che non seguiva più, quindi sfocato. Per fargli prendere poi vigore quando inizia a capire a cosa porta la via della perdizione.
Qual è il suo ruolo nel racconto
Il ruolo di Virgilio è fondamentale, ma fa anche capire quale fosse l’idea di perdizione, coscienza e di rettitudine imposte dalla religione cattolica cristiana. La fantasia con cui Dante ha imposto il ruolo di Viriglio è stato luogo di studio per secoli da parte di storici e non solo.