La Pietà di Michelangelo: storia e analisi dell’opera

Una delle statue più ricercate e visitate appena si entra nella Chiesa di San Pietro è la statua della Pietà, opera in marmo creata da un giovane Michelangelo Buonarroti, scultore fiorentino diventato famoso a Roma non solo per questa statua ma anche per la famosissima Cappella Sistina a cui è limitato l’accesso in pochi giorni l’anno.

Michelangelo scolpì questa statua quando era ancora un giovane ventenne ed era a Roma per un’udienza con il Papa Alessandro VI durante il 1497; per molti studiosi quest’opera rappresenta un periodo in cui abbandona il Classicismo per accogliere l’icona nordica di un particolare momento storico/religioso molto importante: quando fanno scendere Gesù dalla croce e, prima di seppellirlo, la madre gli dona un ultimo abbraccio.

Vediamo più nel dettaglio com’è nata questa statua, quanto tempo ha impiegato a farla e l’analisi dell’opera.

Storia

Durante il 1497 Michelangelo soggiornò a Roma, nella capitale strinse amicizia con Jacopo Galli, un famoso banchiere che fece da intermediario tra l’artista e un gruppo di cardinali per molte commissioni e opere.

Il giovane artista lavorò non solo per pagarsi l’affitto (infatti restò a Roma fino al 1501) ma anche per fare in modo di migliorare il suo lavoro e fare in modo che venisse scelto tra tanti altri artisti che volevano puntare al successo e arrivare fino al papa.

Uno dei suoi compiti fu quello di scolpire la Pietà, grazie all’ambasciatore ufficiale del Re Carlo VIII, che era a sua volta il fedele portavoce del Papa Alessandro VI.

La Pietà era destinata alla Cappella di Santa Patronilla, e per alcuni questa statua era il monumento funebre del cardinale francese Jean de Bilhères ,mentre ora è custodita all’interno della Basilica di San Pietro.

Questa scultura è completamente fatta in marmo, precisamente dalla cava di Carrara dove il giovane Michelangelo acquistava uno dei marmi più adatti per poter lavorare a opere molto importanti.

La statua venne terminata nel 1499 e alla mostra venne apprezzata subito dal pubblico, Michelangelo ancora non lo sapeva, ma con quest’opera raggiunse un successo davvero importante e fu sulla bocca di tutti per molto tempo.

La statua rappresenta un dolore indescrivibile che ha passato la giovane madre dopo la morte del figlio avuto quando lei era ancora vergine, ed è il dolore che hanno provato molte madri al tempo per via della forte mortalità infantile e anche che si prova dopo molti anni.

Solo nel 1517 la statua venne spostata dal sepolcro a dentro San Pietro e, durante i lavori all’interno di essa venne spostata di nuovo al sepolcro.

Nel 1964 fece un viaggio fino in America per essere esposta alla Santa Sede dell’Esposizione universale di New York, nel 1965 tornò a Roma.

Purtroppo nel 1972 subì un grave danno a causa di un fanatico geologo australiano chiamato Làszlò Tóth, che riuscendo ad arrivare alla statua senza essere scoperto dalle guardie, colpì con un martello l’opera di Michelangelo per circa 15 volte, la parte della statua che venne maggiormente colpita e restaurata più volte fu la mano di Maria.

Da allora gli addetti dei Musei Vaticani hanno cercato di ristrutturarla e riaggiustarla come meglio potevano e la statua ora è tenuta dietro a un vetro antiproiettile nella Basilica.

Analisi dell’opera

Grazie a questa statua Michelangelo abbandona l’iconografia classica, che comporta a molte imitazioni della religione, ma riesce a dare una forma ad un momento ritenuto sacro e anche delicato per quanto riguarda il dolore.

Molti artisti in Italia hanno iniziato a creare opere grazie alla cultura tedesco – fiamminga in cui vengono narrati famosi episodi riguardante la Crocifissione del Cristo, la disperazione una volta deposto e il suo seppellimento; il giovane artista decise di interpretare questo tema in modo diverso: non racconta infatti dell’indicibile dolore della madre, l’espressione facciale della Vergine non è disperata alla vista del corpo del figlio.

Va notare invece com’è riuscito a fermare la “perfezione divina”, ovvero la vita e la morte insieme, in una figura di marmo i due elementi si sanno fondere insieme e creare una naturalezza che sembra vera, e la posizione della sua mano sembra invitare le persone a partecipare al suo immenso dolore.

Inoltre Michelangelo ha creato una Maria molto bella e giovane per simboleggiare la sua purezza dato che l’ha concepito quando ancora era vergine, le pieghe delle sue vesti nel marmo sembrano vere, fatte di tessuto, e proprio su una di esse, sulla fascia a tracolla che regge il manto, è presente la firma dell’artista: MICHAEL.ANGELVS BONAROTVS FLORENTFACIEBAT: “Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”.

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