Coltivatori diretti: cosa si intende e quali tassazioni prevede la legge?

Molti dei lavori che ci sono in giro sono retribuiti in modo normale, da una persona di cui molti lavoratori sono dipendenti e per molti va bene così ma vedendo le varie fattorie, campi arati e orti pieni di frutta e verdura in molti si chiederanno come fanno queste persone a vivere.

Uno dei lavori più antichi del mondo è senza dubbio il contadino, gli antichi uomini hanno scoperto l’uso e i vantaggi che può dare la terra grazie anche ai semi giusti che, grazie ad essa, si nutrono, mettono radici e crescono forti e rigogliosi. Quando si parla di contadini in realtà si riferisce ai coltivatori diretti, ecco il vero significato di questo lavoro e quali sono le tasse che prevede la legge italiana.

Cosa si intende?

Per la legge italiana, i coltivatori diretti, sono quella categoria di persone che lavorano a stretto contatto coi terreni agricoli e li coltivano in modo autonomo e, sempre secondo la legge, sono considerati, insieme agli imprenditori agricoli professionali e non, un bene per l’economia italiana nel settore primario.

Possono usufruire di vari aiuti per coltivare sia con persone assunte regolarmente e sia usando gli appositi mezzi di trasporto che possono aiutare anche a coltivare la terra e spostarsi in strada rispettando i limiti di velocità e la potenza massima del mezzo. Sono anche chiamati piccoli imprenditori e, oltre a coltivare la terra si occupano dell’allevamento di molti animali da fattoria.

Per essere iscritti alle varie assicurazioni obbligatorie per legge, e proteggere anche i vari componenti della famiglia, bisogna avere vari requisiti che possono essere soggettivi e oggettivi. Si parla di requisiti soggettivi quando la gestione aziendale non deve essere meno di 104 giornate annue, con la produzione aziendale che dev’essere di un terzo del fabbisogno lavorativo annuo. Si parla di requisiti oggettivi quando l’attività agricola dev’essere svolta sempre, con impegno e abitualità.

Quali tassazioni prevede la legge?

Per essere riconosciuti dalla legge, e pagare le giuste tasse, bisogna essere iscritti nel settore agricolo, recandosi all’I.N.P.S., una volta lì devono dimostrare di lavorare almeno per la maggior parte del tempo coltivando la terra, devono dichiarare la coltivazione diretta e manuale, e quanti terreni dispongono anche misurandoli in m².

Inoltre, devono anche dimostrare che dall’attività agricola riescono a trarne molti prodotti che possono servire ad un numero importante di persone e anche a loro, ma ovviamente non ci saranno solo loro a dare una parte del raccolto, ma anche altre persone che, sempre secondo la normativa italiana, sono considerati coltivatori diretti.

Questi imprenditori pagano le imposte dirette ma solo sui redditi catastali terreni che si dividono in:

  • reddito dominicale, tassa che si basa sulle tariffe stabilite dalla legge catastale in base alla tipologia e alla qualità del terreno coltivato e lavorato.
  • reddito agrario fa parte del reddito medio ordinario dei terreni e all’organizzazione che bisogna impiegare per essi e al potenziamento che dà in base ai suoi limiti.
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