Abortire: entro quanto si può, prezzo ticket e cosa comporta

Uno dei temi senza dubbio più dibattuti di tutti i tempi e in particolar modo in questi ultimi tempi dove si sta mettendo in discussione una legge già approvata e già data per assodata, è l’aborto. L’aborto è un’interruzione di gravidanza volontario che è regolamentato dalla legge 194 del 1978 arrivata dopo moltissime anni di battaglie e lotte in particolar modo femministe, per dare alla donna la libertà di poter scegliere se portare avanti o meno una gravidanza indesiderata, purtroppo talvolta anche frutto di violenze.

Cos’è l’aborto

L’aborto è un’interruzione volontaria di gravidanza, è una pratica che viene concessa alle donne fino ai 90 giorni dall’inizio della gestazione. Anche le ragazze minorenni hanno la possibilità di abortire. Tuttavia, se i genitori non sono d’accordo e quindi non fungono da garanti, è necessario l’intervento di un giudice tutelare.

L’aborto è una grandissima conquista arrivata nel 1978, dopo anni di lotte davvero dure e regolamentata dalla legge 194 che ha lo scopo duplice di dare alla donna la libertà di scelta e di evitare aborti clandestini. Aborti che molto spesso mettevano a serio rischio la salute delle donne in gravidanza.

Dopo l’approvazione della legge e ad oggi l’aborto entro il terzo mese è un diritto della donna e dunque è possibile eseguirlo e la legge non fa menzione del numero massimo di volte in cui una donna può ricorrere a questa pratica. Inoltre la pratica dell’aborto dovrebbe essere garantita in modo gratuito presso gli ospedali, a meno che non si voglia procedere in una clinica privata e quindi pagare di propria tasca questo trattamento pur mantenendo sempre l’assoluta riservatezza.

Informazioni generali

L’aborto è un diritto della donna entro i tre mesi dall’inizio della gestazione e di conseguenza le donne possono recarsi presso una struttura pubblica ed eseguire questo trattamento gratuitamente salvo il pagamento di un ticket, che però riguarda i trattamenti collaterali a questa pratica.

Il ticket in realtà però non dovrebbe prevedere alcun costo in riguardo alla pratica abortiva in se stessa, ma semplicemente ai farmaci che poi è necessario assumere ed eventualmente alla visita ginecologica cui si deve sottoporre. Ma la pratica abortiva deve essere assolutamente gratuita in una struttura pubblica.

Più o meno le analisi e i farmaci che è necessario prendere in seguito all’evento possono ammontare a circa una settantina di euro, in base chiaramente alle necessità in particolar modo della donna e del caso particolare. Non sempre i farmaci e i trattamenti sono univoci, poiché ogni donna è diversa e quindi deve essere seguita in modo specifico.

Certamente un aborto comporta un intervento chirurgico. Intervento che deve avere poi un seguito in cui la donna sta a riposo e quindi permette al suo corpo di riprendere le normali attività. Esso non è un intervento particolarmente invasivo, soprattutto all’inizio e serve solamente molto riposo e molta attenzione. La salute della donna, grazie all’aborto legalizzato e gratuito, non viene più messo a rischio come accadeva negli aborti clandestini. Proprio per questo è importante difendere questo diritto e tutelare tutte coloro che decidono di interrompere la gravidanza.

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